Un altro prezioso contributo sul tema psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza. Risponde alle vostre richieste e sollecitazioni (potete utilizzare l’indirizzo mail info@bimbiarimini.it), stavolta a una mamma che chiede aiuto perché la figlia ha sviluppato una notevole aggressività dopo la separazione dei genitori
DOMANDA
Buon giorno, premetto che ho seria intenzione di chiedere sostegno a una figura competente per relazionarmi a mia figlia e al problema sorto. Io e il mio ex marito abbiamo avuto una dura separazione, che nell’ultimo anno e mezzo ha generato varie litigate davanti purtroppo a nostra figlia e vari ritorni e scappate di casa da parte sua. Da ormai tre mesi lui e andato a convivere con la sua nuova compagna, che nostra figlia ahimè frequenta per quieto vivere (io ho dato il benestare) e abbiamo passato le vacanze estive a casa di mia sorella, dove non è la prima volta che la bimba si trova. Già prima con me e il padre era abbastanza aggressiva, a scuola per nulla, né con le maestre né con i compagni. Lì ha sviluppato una certa aggressività, peggiorata di giorno in giorno. Oltre a rispondere in malo modo a tutti, ha iniziato anche a menare le mani e a urlare e ad avere crisi. Salta per nulla, si vede che è arrabbiata. Non so come contenerla e mi dispiace anche molto per lei. Mi può dare qualche indizio, in attesa che mi rivolga a qualcuno di competente nella nostra zona? Grazie infinite per l’attenzione. C.
RISPONDE DOTT.SSA MANUELA ARENELLA
Gentile C., sono d’accordo con lei sulla sua intenzione di farsi aiutare e dare un sostegno alla sua bambina in questa fase che, a quanto racconta, è drammaticamente conflittuale.
Non mi dice quanti anni ha sua figlia, e questo sarebbe importante per capire quanto in là ci si può spingere con discorsi e spiegazioni.
La separazione dei genitori è sempre un’esperienza drammatica per un figlio. Questo non significa necessariamente che diventi traumatica; la differenza la fa l’atteggiamento genitoriale.
Sarebbe necessario mantenere nervi saldi e un atteggiamento comunque rassicurante, cosa molto difficile in momenti in cui è enorme la rabbia, il risentimento e la rivendicazione.
Da quello che descrive credo che sua figlia stia in qualche modo “restituendo” la dose di tensioni, conflitti, rabbia, che l’ha investita durante l’ultimo anno e mezzo. E’ come se avesse bisogno di agire il carico di tensione di cui si è trovata vittima, suo malgrado, per non soccombere.
Spesso i bambini ci fanno da specchio, restituendoci frasi, gesti, toni che inconsapevolmente gli facciamo subire. Sarebbe importante accogliere il vissuto di sua figlia; tradurre le sue provocazioni nella grande sofferenza che sta vivendo, e che probabilmente non si concede di ammettere.
“Lo vedo che sei molto arrabbiata, e hai ragione. A volte anche gli adulti sbagliano, litigano davanti ai bambini e dicono e fanno cose dettate dalla rabbia. L’amore tra un uomo e una donna può finire, ma non finisce mai l’amore verso un figlio. Anche se mamma e papà si separano, resteranno comunque e sempre la tua mamma e il tuo papà”.
Trovi le sue parole, ma cerchi di aprire un dialogo franco, autentico.
In questi casi la cosa più difficile è mettere da parte il proprio dolore di donna, per mantenere un atteggiamento materno, che protegga i figli dai sensi di colpa (se due genitori si lasciano, i bambini tendono a farsene una colpa, è importante chiarire che non è così!) e non li usi nella diatriba con l’ex coniuge.
Nelle fasi acute di rabbia è difficile, ma è fondamentale non parlare male dell’altro genitore ai figli; loro hanno bisogno di salvaguardare un’immagine positiva della mamma o del papà, immagine che, crescendo, farà i conti con la realtà. Parlare male dell’altro genitore, cercare di spiegare i suoi torti, spinge il figlio a prenderne le difese, e lo pone in un conflitto di lealtà, che spesso rovina i rapporti con entrambi i genitori. Un figlio non deve essere chiamato a stare dalla parte di mamma o di papà, ma deve essere protetto da tensioni e dinamiche tra adulti, che sono più grandi di lui.
Chiarito tutto questo, si può poi ribadire che non si può rispondere in un certo modo o avere determinati comportamenti, e cercare insieme dei modi alternativi per esprimere la rabbia, energia fondamentale che, se giustamente incanalata, può essere estremamente costruttiva. In bocca al lupo!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e scuole e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e anche a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema per i genitori su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.