Un nuovo prezioso contributo sul tema psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza. Risponde alle vostre richieste e sollecitazioni (potete utilizzare l’indirizzo mail info@bimbiarimini.it), in questo caso a una coppa di genitori preoccupati perché il loro bimbo di 7 anni fatica a capire certi comportamenti non amichevoli da parte di coetanei
DOMANDA
Gentilissima Dr.ssa Arenella, siamo i genitori di un bel bambino di 7 anni di nome Federico, è un bambino molto estroverso, allegro e affettuoso, buono e generoso con tutti i bambini, soprattutto con quelli da lui considerati veri amici a cui vuole un bene sincero!
Purtroppo, come era inevitabile che fosse, ha sperimentato la sofferenza per aver ricevuto in cambio di gentilezze comportamenti non proprio amichevoli, ha potuto capire cosa vuol dire l’indifferenza per la sua sofferenza e ha sperimentato come ci si sente nel subire la slealtà e la doppiezza. In tutte queste situazioni ha sofferto molto pensando di essere stupido perché tutti lo tradiscono. Noi abbiamo cercato di fargli capire il lato positivo di ogni situazione negativa in cui era stato coinvolto, per esempio che in questo modo poteva capire chi era veramente un amico/a ma ci accorgevamo che il suo disagio aumentava e dopo averci ascoltato sembrava però consolarsi quando si inventava una giustificazione per la persona in questione. Questo per noi è stata la conferma che forse non siamo in grado di aiutarlo ad affrontare “per quello che è” il mondo reale e la cosa ci spaventa, specie in futuro!
Vi preghiamo di perdonare la lunghezza ma non riuscivamo a spiegarci meglio in poche righe…
RISPONDE DOTT.SSA MANUELA ARENELLA
Le amicizie infantili e le relazioni tra coetanei hanno un ruolo importante nello sviluppo affettivo e sociale del bambino.
Appena comincia a muoversi, ed essere autonomo, il bambino è attratto come una calamita dagli altri bimbi, con cui cerca di fare amicizia. Ma è con l’età scolare che le relazioni con i coetanei assumono un’importanza determinante, al punto da costituire uno degli indicatori che segnalano le eventuali situazioni di difficoltà che il bambino può vivere.
L’amico è qualcuno di simile, con cui condividere, alla pari, sentimenti, aspirazioni, progetti e segreti; e soprattutto, a differenza dei legami familiari, è frutto di una scelta libera, che dipende solo dal bimbo, e dalla sua capacità di giostrarsi nei rapporti con gi altri.
Alla base di questi legami c’è sempre un grande investimento emotivo, e costituiscono, per il bambino, la conferma di poter essere amato ed accettato anche al di fuori della famiglia.
Ma questa competenza sociale si sviluppa con il tempo, attraverso prove ed errori, rifiuti e conquiste. E uno dei presupposti fondamentali, che garantiscono la autenticità dei legami, è, come accennato anche sopra, la libertà.
Un bambino deve essere libero di scegliere, cambiare, accettare o rifiutare determinati legami, senza formalismi, mediazioni o sensi di colpa, che spesso accompagnano le relazioni tra adulti.
I bambini non conoscono la diplomazia e il compromesso: le loro scelte sono guidate (o, almeno, dovrebbero!) da istinto ed emotività forte. Ma si è liberi quando ci si può concedere tutte le emozioni.
Dico questo perché dalle informazioni che mi avete inviato, si può ipotizzare che Federico, in qualche modo, non riesca a concedersi emozioni quali il fastidio, il rancore, la rabbia, verso chi gli fa dei torti.
Prendete sempre con le pinze quello che dico, poiché non ci sono sicuramente tutti gli elementi necessari a poter inquadrare al meglio la situazione per dare indicazioni utili, ma la sensazione è che Federico faccia fatica a vedere, ad ammettere i torti degli altri e, di conseguenza, a reagire con rabbia, ribadendo le sue ragioni.
L’inibizione della rabbia a volte può essere conseguenza di un’educazione volta a sottolineare gi aspetti di bontà, di perdono, ecc.. Talvolta i bambini fraintendono i messaggi che i genitori vogliono trasmettere, e confondono il “non essere violento, non picchiare”, con il “non ti arrabbiare, non ti difendere”.
E’ importante sottolineare che la cattiveria o la violenza non hanno niente a che fare con l’energia aggressiva con cui veniamo al mondo. L’aggressività è un’energia vitale, che ci spinge verso le cose, ci fa lottare per averle, ci permette di sostenere le fatiche e le frustrazioni; è la grinta, che ci spinge avanti e ci porta a difenderci di fronte a chi ci attacca.
Valutate se queste ipotesi possano avere qualcosa di fondato e, nel caso, provate a riflettere sul rapporto che avete voi adulti con la rabbia.
Ve la concedete? E il vostro bimbo che messaggi riceve? Da piccolo si arrabbiava? E’ importante ragionare su questi aspetti, non solo per le difficoltà presenti, ma soprattutto perché l’energia aggressiva, la capacità di arrabbiarsi, sono fondamentali per poter crescere! Fatemi sapere!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e scuole e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e anche a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema per i genitori su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari il valore delle regole.