Un altro prezioso contributo sul tema psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza. Risponde alle vostre richieste e sollecitazioni (potete utilizzare l’indirizzo mail info@bimbiarimini.it), in questo caso a una mamma che chiede aiuto su come affrontare la situazione del figlio di 6 anni alle prese con un amichetto più grande che lo vuole sempre comandare
DOMANDA
Sono la mamma di un bambino di 6 anni che abita in un paesino dove purtroppo ci sono solamente cinque bambini e il più grande ne ha 7. Il bambino più grande vuole sempre comandare altrimenti si arrabbia e allontana il bambino che non vuole farsi comandare. Purtroppo il mio vuole stare sempre con lui e si fa comandare e non le dico che nodo alla gola sentire l’altro bimbo (senza mai un genitore dietro che venga a controllare la situazione…) che, se non fa quello che dice, inizia a urlare. Il problema più grave è che quando arriva un bambino in vacanza, il bimbo più grande gioca con il nuovo arrivato allontanando il mio bambino e prendendolo anche in giro, stessa cosa successa anche ai campi estivi dove è stato escluso dai maschi perché comandava sempre quel bimbo di 7 anni. Non contento ha preso anche in giro il mio bambino perchè si era adattato a giocare con le bambine. Alla fine non ci ho visto più, non l’ho più rimandato ai campi e ho parlato con le maestre che non hanno visto niente di tutto ciò, al contrario delle bambine che me lo hanno confermato. Poi ho chiamato la madre, che puntualmente ha dato ragione al suo bambino. Ho provato in tutti i modi a fargli cambiare atteggiamento, portandolo con noi a mangiare il gelato, facendogli dei regalini per vedere se smetteva questo atteggiamento con il mio bambino, addirittura io che non sono sua mamma a spiegargli che si gioca tutti insieme, ma senza risultati. Non so più come affrontare questa situazione che mi sta ossessionando. Grazie.
RISPONDE DOTT.SSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, la sua lettera trasmette sicuramente una grande preoccupazione, un’ansia che l’ha portata ad attivarsi in diversi modi.
Forse, però, nel tentativo di aiutare il suo bambino l’ha un po’ perso di vista… Provo a spiegarmi meglio, e tenga presente che, non conoscendo la situazione nei dettagli, potrei sbagliarmi.
Quello che mi colpisce è che nella lettera lei non parla del suo bambino, di cosa pensa, dice o prova lui, rispetto a questa ‘amicizia’ o alle diverse disavventure che descrive.
Ha provato a chiedere a lui come avrebbe voluto affrontare, ad esempio, le prese in giro? Cosa pensa dell’essere “comandato”?
Ho la sensazione che a volte il suo giustissimo istinto a proteggere il suo bambino, si trasformi in una iper protezione, in un atteggiamento che ci porta, non a sostenere il bambino nell’affrontare le difficoltà, ma a sostituirci a lui, nel fare al posto suo.
Così facendo, però, si ottiene l’effetto di farlo sentire ancora più piccolo ed incapace.
A volte noi adulti non ce ne rendiamo conto, ma dietro l’iper protezione passa sempre un messaggio di svalutazione.
Se io mamma devo attivarmi al tuo posto, parlare con gli altri bambini, cercare soluzioni per farti accettare, ecc.., in realtà, senza volerlo, ti sto comunicando che tu non sei capace di farlo da solo, che non sei abbastanza forte per affrontare anche questi aspetti spiacevoli.
Lei non può fare molto per cambiare gli atteggiamenti arroganti di un bambino cresciuto in un ambiente che non è riuscito a limitarlo, però può aiutare suo figlio ad “affinare le sue armi”, a conoscersi e mettere in campo i suoi strumenti e le sue risorse per affrontare le difficoltà della vita.
In che modo?
Rinforzando la sua autostima, dandogli fiducia e aprendo con lui un dialogo rispetto al come si sente in certe occasioni e cosa farebbe; lavorando sulla sua autonomia, cioè permettendogli di fare le cose da solo, da quelle più concrete, a quelle più grandi.
Calma, non si lasci ossessionare, gestisca la sua ansia, e si fidi di suo figlio, evitando di attivarsi al suo posto, poiché questo atteggiamento rinforza la sua insicurezza e questo lo porta a voler cercare sempre qualcuno da cui dipendere, anche a costo di essere comandato….
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e scuole e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e anche a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema per i genitori su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari il valore delle regole.