Un altro prezioso contributo sul tema psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza. Risponde alle vostre richieste e sollecitazioni (potete utilizzare l’indirizzo mail info@bimbiarimini.it), stavolta a una mamma che chiede consiglio perché la figlia di 5 anni ha cambiato atteggiamento dopo la scomparsa del nonno a cui era molto legata
DOMANDA
Salve, sono una mamma di una bambina di quasi 5 anni. Due settimane fa è venuto a mancare il nonno, al quale lei era molto legata, non facevano altro che giocare insieme. Da allora la bimba non vuole mai parlare di lui, si copre gli occhi se c’è una foto in giro, in più è diventata molto silenziosa. Non so cosa fare: mi può dare un consiglio?
RISPONDE DOTT.SSA MANUELA ARENELLA
La morte è un argomento difficile e delicato, per certi versi inspiegabile, sia a un bambino che a se stessi, poiché non la si può capire. Resta un enigma per tutti, sia laici che cattolici, e alla domanda “perché si muore?” non c’è una vera risposta, se non che la morte è l’altra faccia della vita: come diceva la Dolto, “si muore perché si vive e si vive perché si muore”.
Nessuno riesce a “pensare”la morte, il bambino perché, essendo immerso nella sua magica onnipotenza, rifiuta l’idea; l’adulto perché mette in atto lo stesso rifiuto ad un livello più inconscio.
Ma anche se a livello profondo rifiutiamo l’idea della morte, non possiamo evitare la sofferenza che genera la morte di un nostro caro. In questo caso è importante riflettere su come noi adulti viviamo questa sofferenza, per poter contenere poi quella dei bambini.
Neanche la morte è traumatica se accanto al bambino c’è un genitore capace di sostenere l’angoscia, di restituire non un senso di catastrofe insostenibile ma una sofferenza lecita, legata ad un evento del tutto naturale, che segue il normale corso della vita.
Questo non significa non piangere o tenere nascoste delle cose.
Oggi c’è la tendenza ad iperproteggere il bambino, impedendogli di vivere tutte le esperienze di sofferenza, di perdita, di dolore, che pure costituiscono l’altra faccia della vita. Negarle significa rendere i bambini più fragili, privarli degli strumenti cognitivi ed emotivi che si conquistano e si affinano man mano che si affrontano le diverse esperienze.
Un tempo era normale per i bambini avere i nonni in casa ed assistere al progredire di una malattia, e alla conseguente morte, come qualcosa di naturale. I bambini osservavano come si muoveva il contesto intorno al defunto, a sostegno dei familiari; imparavano che era giusto e normale piangere per la perdita di qualcuno, e che il funerale era il modo per salutare il nostro caro, potendo godere del conforto di una comunità che si stringe attorno a noi nei momenti di bisogno.
Rispondendo alla domanda, si può ipotizzare che la sua bimba cerchi in qualche modo di “negare” una sofferenza che avverte troppo grande. E’ importante rispettarla, ma al tempo stesso farle sentire che il dolore si può condividere (sempre che l’accaduto non attivi in voi, per primi, un’angoscia incontenibile).
Con enorme delicatezza e rispetto, dovreste cercare di parlarle del fatto che è un momento difficile, che è molto faticoso immaginare che passerà, che ci si sente tristi, soli, ma la tristezza passa quando la si condivide.
Rassicurarla sul fatto che il nonno sarà sempre con lei, nel suo cuore, che il loro rapporto speciale sarà una ricchezza che nessuno può portarle via. Trovate le vostre parole, l’importante è che la sua bimba senta che si può parlare di questo dolore, si può condividere, quindi affrontare e superare.
Le prime volte buttate lì qualche domanda, il ricordo di qualche aneddoto che riguarda il nonno, e osservate come reagisce. Con rispetto e disponibilità dovrebbe riuscire gradualmente ad esternare il suo dolore. Non fatevi spaventare da eventuali scoppi di pianto o forti crisi di rabbia; ricollegatele all’accaduto “la mia bimba è nervosa, forse le manca il nonno”, ed accogliete anche le domande che arriveranno nel tempo.
A prescindere dalla religiosità e laicità, credo sia importante, tanto più quanto più il bambino è piccolo, collocare idealmente la persona morta in un luogo in cui il bambino possa immaginarla (ad esempio in cielo, che sta facendo le cose che più amava fare quando era viva), e restituire sempre una continuità, per cui quella persona la portiamo sempre con noi, nel nostro cuore, e possiamo anche scegliere di parlarle, di dirle delle cose, pur sapendo che non ci potrà rispondere.
Alla fine, quello che il bambino coglie nelle nostre parole, qualsiasi cose gli diciamo in momenti dolorosi come un lutto familiare, non è tanto il loro significato, quanto il tono emotivo: è importante usare parole che non neghino la speranza, che consolino, senza mai negare la realtà.
E’ importante trasmettere al bambino che, anche se la morte è una realtà inevitabile per tutti, è un evento che si può elaborare e tollerare, senza cadere nel buio della disperazione.
Di fronte ad un avvenimento simile è possibile che poi il bambino faccia domande rispetto alla sua morte o a quella dei genitori. In questo caso è importante ribadire che è una cosa che succederà, ma collocandola in un tempo molto, molto lontano, quando lui sarà diventato grande, avrà avuto i suoi figli, ecc….
Il tema della morte è comunque vasto e complesso, mi auguro di aver dato indicazioni abbastanza esaurienti rispetto alla domanda e resto disponibile ad ulteriori approfondimenti.
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MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e scuole e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e anche a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema per i genitori su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.