Ancora un prezioso contributo sul tema psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza. Risponde alle vostre richieste e sollecitazioni (potete utilizzare l’indirizzo mail info@bimbiarimini.it), stavolta a una mamma che chiede come poter gestire la situazione con il figlio di 5 anni che vuole giocare solo con quel tipo di arma e “tende a dominare e far prevalere le sue idee”
DOMANDA
Gentile dottoressa, ho un bambino di 5 anni che insieme agli altri bambini tende sempre a giocare con la spada. Nel momento in cui loro non vogliono, però, fa il gioco da solo sempre con la spada. È l’unico gioco che propone. È un bambino che tende a dominare e a far prevalere le sue idee. Come posso gestire la situazione?
RISPONDE DOTT.SSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, il gioco dovrebbe essere un ambito di libertà, attraverso cui il bambino esprime i suoi vissuti e trova una modalità accettabile per concedersi istinti e pulsioni, altrimenti inaccettabili.
I bambini che giocano spesso alla lotta, alla guerra, con spade o pistole che siano, molto probabilmente hanno una quota di aggressività da scaricare, che canalizzano attraverso l’attività ludica.
Se gioca in questo modo significa che ha bisogno di questo tipo di gioco. Ciò che potrebbe destare preoccupazione è se e come questa quota di aggressività viene messa in gioco, al di là del gioco.
Come è il rapporto con i limiti e le regole? Riesce a rispettare i NO? Come procede il percorso di socializzazione? Lei dice che tende a prevalere e, di fronte ai limiti posti dall’altro, ne esce escluso ed incapace di relazionarsi, se non seguendo le sue idee.
Probabilmente alla base c’è un senso di inadeguatezza rispetto al poter “rinunciare alla sua certezza”, per accogliere le idee degli altri.
Se l’aggressività che esprime nel gioco invade anche gli ambiti suddetti, allora ci sarebbe da lavorare sulle regole, sulla capacità di tollerare i no e le frustrazioni, che permettono di contenere la pulsione al dominio, a favore della capacità di condividere ed entrare in relazione.
Per quanto riguarda l’ambito del gioco potrebbe essere utile aiutarlo a cercare di dare un “senso” ai suoi combattimenti, provare a chiedergli contro chi combatte, come mai è così arrabbiato, cosa può aiutarlo a sconfiggere il “nemico”, ecc…
Sarebbe importante instaurare una condivisione del gioco, qualcosa che permetta al bambino di creare una storia condivisa, al fine di verbalizzare, trasformare in parole, una rabbia che, in caso contrario, resterebbe agita e vincolata al corpo, e di allenare la capacità di condivisione. Mi faccia sapere.
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MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e scuole e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e anche a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema per i genitori su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.