Ancora un prezioso contributo sul tema psicologia a misura di bambino, a cura della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza. Risponde alle vostre richieste e sollecitazioni (potete utilizzare l’indirizzo mail info@bimbiarimini.it), stavolta a una madre che domanda come poter comportarsi di fronte all’atteggiamento di sfida del figlio adottivo
DOMANDA
Dottoressa, ho letto un suo articolo che riguarda l’atteggiamento di sfida dei bambini. La nostra situazione è particolare perche nostro figlio ha quasi 11 anni ed è adottivo. Non ha mai riconosciuto con facilità l’autorità degli adulti, né la nostra né quella di altri. Praticamente non ascolta ed è fortemente oppositivo nei confronti di cose che non vuole fare. Arriva più lentamente a capire le cose rispetto ad altri bambini perché convinto di poter fare da solo. Poi logicamente, se sbaglia, piange e tende ad incolpare gli altri. Se solo avesse ascoltato i consigli sarebbe arrivato meglio a capire. Abbiamo ottenuto dei miglioramenti ma molto lenti. Soprattutto sono fastidiosi gli scatti di ira e a volte il fare apposta scorrettezze e dispetti. Come possiamo agire? Grazie. C.
RISPONDE DOTT.SSA MANUELA ARENELLA
Gentile C., il vissuto dei bambini adottati è particolare, e spesso amplifica tutte quelle che sono le dinamiche di sfida ed opposizione rispetto agli adulti.
Un bimbo adottato ha una profonda ferita, legata alle primissime fasi di vita, colorata di abbandono, di rifiuto. E’ una ferita che, se non elaborata, condiziona la costruzione del senso di sé, come persona degna di amore, e il rapporto con gli altri, a cui difficilmente si riesce ad affidarsi.
Un bimbo con un vissuto simile non si fida degli adulti (come potrebbe, dal momento che i suoi adulti di riferimento l’hanno abbandonato o comunque non voluto?), ha bisogno di sfidarli continuamente, per garantirsi la loro presenza, per mettere alla prova il loro amore (“mi volete anche se mi rendo insopportabile?”). Spesso questi bambini sentono il bisogno di resistere alla dipendenza, di dimostrarsi che non hanno bisogno di nessuno, poiché non tollererebbero un’altra ferita, non possono permettersi di affidarsi con facilità, dopo essere caduti nel vuoto.
Questo non significa che bisogna fare sconti o essere permissivi rispetto al discorso regole e limiti.
E’ necessaria, vista l’età di suo figlio, fare dei patti, che contengano gli eccessi e favoriscano un’assunzione di responsabilità.
Rispetto al come fare può trovare articoli scritti in precedenza, sul come dare limiti e farli rispettare.
Mi sentirei comunque di consigliarvi di rivolgervi ad uno psicoterapeuta infantile della vostra zona, prima che vostro figlio entri in adolescenza (quindi al più presto), poiché, come dicevo prima, i bambini adottati portano dentro una ferita profonda al senso di sé, difficile da recuperare senza un lavoro terapeutico.
Ti potrebbere interessare altri articoli sul tema:
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e scuole e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e anche a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema per i genitori su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.